porto travi negli occhi (05 maggio 2010)

 

ripropongo. proprio oggi. perché lo trovo di un'attualità imbarazzante.

"Oggi giochiamo al gioco della trave e della pagliuzza.

Andiamo. Si inizia mettendo per iscritto tutto quello che ci incazza da morirci*, un punto alla volta. Occorre essere precisi. Le metafore non vanno sempre bene. Qui serve calma e sangue freddo. Un punto alla volta. * valgono anche i pruriti emotivi, i furti sentimentali, le sparate a tradimento, le chiarezze oscure, i purgatori relazionali.       Facile facile che occorra un bel   foglio protocollo, perché di solito tutto quanto ci incazza da morirci, una frasina alla volta, potrebbe riempire interi rotoli di quella benedetta carta da culo che chiamano addirittura Regina, con la R maiuscola ( e c'è chi si firma con l'iniziale minuscola. cose da pazzi. dovremmo arabescarcele le inziali, altro che minuscole). Se poi è il mondo, povero diavolo, l'oggetto del giudizio universale che coviamo in grembo, non ci si accontenta mai e vai di strappi di intuizioni sofferte e geniali. Avanti! Potrebbe essere divertente. Su tutto, ho anche una sinusite violenta che mi galoppa in fronte, quindi di mio non sono in vena di sconti.

Poi prendiamo il nostro bell'elenco e, un periodo alla volta, con ordine maniacale, sostituiamo alla voce mondo la nostra bella faccia da schiaffi. E qui si ride. Perché puntualmente, la pagliuzza che abbiamo scovato nell'occhio di quel povero cristo somiglia di molto alla trave che giace beata nel nostro. Eccoci. La posta in gioco è un pacchettino di onestà intellettuale confezionata con nastro di lino ed in carta di riso. Premio di consolazione due/tre marroni glassati. Dico che ne vale la pena. Così magari evitiamo qualche volta in più di passare tutti quanti per degli emeriti stronzi (s.m., 1. detto di persona incapace di vedere ad un palmo dal proprio naso; 2. detto di cosa che perde senso se guardata da altra prospettiva; 3. detto di "ma basta!") ed iniziamo a leccarci le nostre belle ferite nell'intimità delle nostre preziosissime, strapagate, camere da letto.

Lecca lecca, stai a vedere, i lividi han tutti lo stesso colore, quelli tuoi e quelle di quel vanaglorioso che ha preso casa fra le tue ostinazioni di essere perfettissimo.
Diceva un saggio: Son tutti finocchi col culo degli altri. Ora meditiamo."

Buona primavera a tutti!

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