due giugno

 

Quiggiù, nel piazzale sotto casa, un parcheggione dedicato all'accoglienza di chi deve recarsi a salutare i propri defunti (cosa da consumarsi preferibilmente in massa, ho sempre creduto, viste le dimensioni del suddetto parcheggione) o la propria fede (cimitero e chiesa sono dirimpettai e pare si vogliano bene), s'aggrega una ciurma di invitati a un matrimonio. Tutto un tripudio di tacchi, pashmine, giacchette, cravatte con i nodoni. La notte scorsa gli amici degli sposi posizionavano lungo il viale i cartelloni dell'evento, lenzuoloni scritti male con cuori scritti male ad indicare la direzione delle unità che si sarebbero fatte coppia l'indomani (santiddio, spray nero su lenzuolo bianco. una roba di un trash che non se pode vedé. mica andiamo al mercato delle pecore. è un matrimonio. un pochino di colore. mah.). Paura! Si, c'ho (ci apostrofo ho, rigorosamente) sempre avuto paura di queste dimostrazioni planetarie d'amore coniugale. Non ne colgo la bellezza. Limiti miei. Niente da dire avverso il sacrosanto diritto a maritarsi (e se qualcuno - e non uno a caso - me lo avesse chiesto mi sarei maritata volentieri anche io, lo ammetto senza esitazione alcuna). È il tripudio dell'ammore che mi lascia perplessa. Le scritte appese ai muri, i cetrioloni con le arance, i preservativi e le rose e i cioccolatini e la carta igienica ad addobbare il letto delle fatiche. Mah. Ma sono io, sia chiaro. Ho un concetto sobrio e romantico dell'ufficializzare il legame. Che poi, per dirla tutta, se mi trovo coinvolta nella bolgia da Bacio! Bacio! sono la peggio. Complice il vino e quel tocco di malsana invidia, faccio un casino che manco allo stadio. Incoerenze delle con-giunture. Va anche bene così. Detto questo, guardo con profondo affetto al boxer marrone che se ne frega dei doppiopetti ed evacua allegramente nell'aiola. Cose di democrazia. Meraviglioso!

È tiepido, questo due giugno. Primaverile. Somiglia all'aria che tira di recente. Frizzante e nuova. Qualche nuvola è in gita nell'azzurro estremo. Come quei vecchi cialtroni che salgono sui podi e gongolano delle vittorie altrui senza alcun pudore (o quelli che le demoliscono, uguali uguali agli altri. per dire.). Insomma, tutto torna. O quasi. Ed è meglio qualcosa che niente. Puoi sempre pensare che il bicchiere è mezzo pieno. Delle volte ne vale la pena. Su tutto, oggi è un compleanno. E allora Auguri! Senza lenzuoloni scritti male, rutti da competizione gastronomica, sbracciamenti da regata esistenziale: solo Auguri! Auguri Davide, che i giorni ti somiglino, da qui al prossimo giugno. E magari anche oltre. Che somiglino a te, non a chi ami. Che somiglino al bene che vuoi, che puoi, che ti viene da osare. Che sia tuo questo anno nuovo, di nessun altro. Che ti riesca di rimetterti a memoria. Tu. E poi il mondo. Che tu riesca a rivolerti bene. È il regalo migliore che ci si possa fare.

Vado dagli involtini. Hanno bisogno di me prima che lo stomaco ne abbia di loro. Son cose che non si possono ignorare. Baci e abbracci.

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