il percome

 

È una cosa difficile da afferrare, il percome delle cose.
(David Foster Wallace)

I tuoi grandi occhi marroni pieni d'acqua. Occhi enormi e furfanti, capaci di nascondere tutto il resto. La tua faccia, quel volto geometrico e scarno, che si arrotonda attorno alle labbra, che nel punto esatto del mento perde i contorni e muta in paradosso. La tua bocca tenera e bugiarda, con le sue labbra gentili e porose, impermeabili all'odore del mondo. Le tue mani, fredde e perfette, sottili e immuni al callo delle stagioni. Le unghie masticate, fino all'osso, delle tue dita impossibili da tenere al sicuro, dita pigre e puntuali, come la sera. Il colore grigio del tuo mutare in altro da ciò che da sempre ti ostini a voler essere. Ti ostini. E con te si ostina il costato, fino a sporgere; la pancia, fino a somigliarti; le gambe magre, regine di scatti. Ti si ostina la fronte, scoperta, che guarda dritto avanti dove per forza dev'esserci qualcosa ancora da trovare. Qualcosa ancora da trovare. Perché non hai mai smesso di cercare, non smetti, nonostante i binari morti, l'entropia delle tasche vuote, la poesia lasciata a marcire fra le lenzuola che non cambi mai. Delle volte ti penso più forte di altre volte. E ho sempre intonato una corsa, quando mi capitava. Oggi intono una carezza. E arriverà dove deve arrivare. Zitta. Che già la pioggia porta via: non serve che porti via anche io.

È già domenica. Ancora una volta. Ed è un percome anche questo.

Commenti

  1. "dita pigre e puntuali, come la sera" è un'immagine strepitosa. Perfetta.

    so che certe cose non vogliono nessun perché ma vorrei capire: perché "intonavi una corsa"? in che senso.
    chiedo scusa. e se non ti va di aggiungere niente mi pare giusto.

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  2. andavo a cercare, una volta. mi imponevo, in qualche modo. ora resto qui e regalo pace. mi pare una conquista. :)

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