qualcosa (8) #12gennaio

 

Il tempo delle volte ti diventa cicatrice senza nemmeno tu te ne accorga. Non sanguina più. Si rimargina. E tu lo guardi come guardavi le ginocchia sbucciate ricomporsi lentamente, con l'amore che la carne porta alla vita, suo malgrado.


Non trattenerle le lacrime, amica mia. Piangi tutto l'amore che ti è scappato via dalle mani insieme a quel respiro che si è fermato. Piangi. Fallo, mioddio. Che sono forza, le lacrime. E purezza. E rimettono a posto le cose, con quel disordine che serbano nel sale, quel disordine che salva dal caos del niente. Fallo, mentre la gola trattiene un grido: il silenzio è una carezza migliore per chi in te cerca ogni attimo il coraggio per affrontare i poi che vede appesi al suo albero di Natale.
Ci sono donne che sono catene, senza saperlo: tengono ancorate alla terra le anime leggere degli uomini che amano, le anime impaurite di mariti, figli, fratelli, amici. Sono catene. Ci sono donne che, minute e fortissime, sbagliano più delle altre, eppure le perdonerai per sempre, 'ché non lo potevano sapere che la loro forza sarebbe stata la tua miseria. Le perdonerai, donne-catena, per le scelte che non ti hanno impedito di fare: c'è sempre stato amore nella noncuranza con cui ti hanno affidato al dovere, c'è sempre stato più amore che follia, più amore che altro.
Piangi, amica mia, scricciolo di donna catena sbattuta da questa tempesta di vite che finiscono. Resti tu, resterai tu, poco o tanto che sia, a voler bene a questa fatica di posto che chiamano di passaggio. Io credo sia l'unico che ci riguarda e a guardarlo bene quando sussurra i suoi miracoli si riesce a trovare anche la forza per tollerarne le mancanze. Pensa ai miracoli, fallo appena ti riuscirà di riposare un poco. A guardarle dalla debita distanza le cicatrici sono mappe bellissime. Dicono dove sei stata e di quanti profumi è fatto il tuo, quello che ti adorna il collo meglio di qualsiasi perla.
Però adesso piangi. Io ti ascolto in silenzio.

 

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