un uno senza cappello #1febbraio

 

C’è una pozza, se guardi bene. Mi prendo a braccetto e mi ci porto. Il sasso è una panchina. Il sole gioca con il verde del niente lì attorno. Le voci corrono fra i rami, voci di quando non c’è nessuno. Leggo il libro che avevo nella borsa come se tu nel frattempo fossi lì a buttare mattoni dentro alle onde, a costruire una casa di tempo, con la cucina grande e una finestra con sotto un tavolino con sopra una macchina da scrivere. Abbiamo dei panini che lascerò sul prato per la prossima volta che non verremo qui. È tutto molto bello e molto inverno e molto eco, anche i passi non mossi e le fotografie non scattate e le frasi sui biglietti dentro alla bottiglia da dissotterrare. Dentro al libro c’è un disegno disegnato di giorno, con i colori che hanno le facce di giorno, i colori che hanno le mani di giorno, i rumori che fanno i bambini mentre giocano di giorno. È una pozza e come conviene all’acqua riflette il suo pezzo di cielo infinito e nella nuvola viola dietro al salice riconosco un geco, poi un quadrifoglio, poi una mano. L’aria è ferma, senza vento, ed è bella, inverno, eco. Ho fatto bene a portare il plaid e la mia idea di cane e un pennarello. In fondo al libro c’è una pagina bianca e ci traccio l’orizzonte, una bella linea diritta come un uno senza cappello. È solo domenica e poi passa e per i piedi freddi basterà un pediluvio e passerà. Passeremo, anche da qui, da un pomeriggio a prendere luce in un qualche angolo di mondo senza avere il tempo per stare lì ad inventarselo.

 

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