Volevo e voglio e vorrei #trecentoventidue #18novembre2019

Volevo solo che l'ingranaggio si inceppasse.
Volevo solo non cadere nella trappola dei luoghi comuni, quelli ingarbugliati delle caselle in cui infiliamo le cose perché altrimenti viverle e basta pare impossibile.

Volevo solo la differenza, esserla e farla, nelle piccole cose, quando ridi e quando invece no.
Volevo sognare il sogno con i gesti piccoli e arredarli di silenzi opportuni, di cure, di addizioni.
Volevo continuare a guardare la lanterna volare, ogni sera, fino all'attimo in cui gli alberi poi se la sono presa, fino all'attimo in cui il cielo è tornato solo e semplicemente cielo.
Volevo non avere paura del niente, quando apre la bocca e mostra i denti e sono sporchi, affilati, veloci, ma se tu tieni gli occhi bene aperti loro non stingono: ti minacciano, ma non stringono.
Volevo proseguire salvando la memoria, perdonando la noia, danzando i minuti, aspettando il futuro a braccia spalancate.
Volevo solo una normalità poetica, una catenella d'argento al collo cui appendere i ricordi migliori, quelli nuovi, quelli che poi li metti insieme a tutti gli altri, ma diventano un linguaggio, quello inventato dalle anime per riconoscersi e non farsi ascoltare quando si svelano i segreti.
Volevo dare acqua al seme e mettere luci sulla pianta e curare le foglie e con i fiori fare delle cartoline da appendere al muro insieme a quei sorrisi lì.
Volevo e voglio e vorrei.
Come quando guardi in una pozza e dentro c'è la tua faccia, il panorama alle tue spalle e se soffi l'acqua trema e in quel tremore ci sono i poi, scontornati e da invetare.
Ci sono volevo che restano cose volute, alcuni sono sassi, altri il diaframma che dice alla luce come e quanto cadere sulle cose.
Ci sono vorrei che sono cenere, alcuni sono schegge, altri un respiro che non finisce mai.
Ci sono voglio che sono solo chiacchiere, alcuni sono l'osso, altri una casa in cui si torna e basta così.
E poi ci sono io, che dico ti amo perché amo sentirmelo dire e se anche non me lo dici pazienza.


«Le cose che non sappiamo di una persona sono quelle che la rendono umana, mi è venuto in mente tornando dai campi, e questo pensiero mi ha resa triste, ma triste in quel modo rassicurante che ha qualche volta la tristezza, quando ci dice bentornato in dodici lingue diverse.»



Commenti

Post più popolari