NANANANA #TRECENTOTREDICI #8NOVEMBRE2020

 

Una delle cose che ricorderò con maggiore chiarezza di questi mesi, di questo anno, di certo tempo, è il rumore sordo di tutto quello che cade nel vuoto.
C'è in quel rumore sordo l'eco impeccabile dei come e dei se della memoria, tutta; la grazia improbabile con cui alcune cose si aggrappano ai bordi; l'ostinazione delle cose arrese, ma che non lo ammettono; il borbottare stantio delle ri-conoscenze; gli amen; i tuttavia.
C'è, in fondo a quel rumore, uno stagno di silenzio che ho imparato a decifrare, risposte a tutte le domande inevase, ragioni a ogni scelta, senso ai gesti, il peso delle leggerezze.
Ci sono io, in fondo a quel rumore, e un armadio di alibi, vestiti messi in ordine, cuciti su misura, alcuni di stoffa buona, certi li indosso con disinvoltura, quasi mi piacessero, quasi non bruciassero la pelle con la loro trama di disamore.
C'è, laggiù, il ricatto dell'attesa - spasmodica, galvanizzante, ossigeno - come se ancora ci fosse da credere che con queste carte in mano prima o dopo ci si farà un castello.
Una delle cose che ricorderò con maggiore chiarezza di questi mesi, di questo anno, di certo tempo è il rumore sordo di tutto quello che cade nel vuoto e il blu intenso del cielo dopo che le lacrime sono finite.
Perchè finiscono, lo fanno.
Non finisce l'amare, il credere al bene, il vedere solo quello che occorre a salvare gli spigoli, che le curve si salvano da sole. Non finisce il desiderio. Non finisce la fiducia, ne fosse rimasta anche solo una manciata. Non finisce il disincanto, che il saperti te lo deposita addosso e alla fine è quel velo di polvere che ti rende antiquariato di pregio. Rileggi la storia, t'aggrappi alla lanterna, prosegui. Le lacrime invece finiscono, loro fanno così e lo fanno all'iprovviso.

Una delle cose che ricorderò con maggiore chiarezza di questi mesi, di questo anno, di certo tempo è il rumore sordo di tutto quello che cade nel vuoto e una certa pace, come quando fuori pioveva e noi invece no.




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