a cruce salus

 

Vertebre mie adorate, ve lo garantisco: non avete bisogno di farmi presente che vi ho, che siete totalmente mie, con queste vostre maniere da Asilo Mariuccia. I capriccini, mi fate i capriccini. Vi incriccate e vi impuntate per un nonnulla. Tutte lì, impettite, a non volervi scostare dalle posizioni prese. Ma basta! Vi amerei anche di più se mi fosse consentito muovere il collo senza dover chiedere il permesso a voi tutte, una ad una. E non provateci nemmeno a coinvolgermi le anche che faccio un casino. Sia chiaro. Tanto per non farvi anche questo favore, resto di ottimo umore. Resisto! Ora voglio vedere chi la vince. Se voi o il Voltaren. Ecchediavolo! Dalla croce la salvezza, e via andare. Mi attrezzo il divano come fosse un autoscontri e mi guardo un film. E lo scelgo io. Niente Gray's Anatomy questa sera, che poi vi gongolate con tutte quelle flebo. No. Questa sera si recita a soggetto. E soggettivamente mi dedico l'opera prima di Miranda July. Punto e a capo. Domani, casomai, ne riparliamo.

 

Baci e abbracci. Modesti, che se no le vertebre si incazzano. (Va bene reagire ma su certe cose la sanno più lunga di me.)

p.s. penso al Chapas, oggi. non posso farci niente. correva l'anno 2005. era tutto meno stantio di così. financo io. penso alle calle, all'arancio che ho rubato ai muri e con cui mi sono tatuata gli occhi, all'ambra, alla segatura sui pavimenti delle chiese, all'erba viva, a zio Giovanni, ai machi, Gonzalo, il bouquet della sposa, un diario, matite colorate, i gamberi, le foglie di menta, tessuti, i taxi, le fotografie sviluppate giorno per giorno. forse è perché stamani, alzandomi, ho annusato granturco. forse è per via del temporale che non arriva. forse il cielo. forse sono solo e semplicemente io, come quando ti torni in mente ed è bello così.

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