il gesto che cura

 

Sei le mani che avrei voluto tenere fra le mani. Sei la voce buona di una canzone rotta. Sei il pudore spudorato del rosa quando tinge i tramonti a guardarli dal mare. Sei lo spacco della gonna che indossano i minuti. Sei il caldo, ma non l'afa. Sei il momento esatto in cui la sera diventa notte e i sogni iniziano a marciare sotto la pelle. Sei la faccia dell'uomo che hai scelto ogni volta che a pensarti una ruga lo ingentilisce. Sei la scuola, quella bella della polvere di gesso e delle lettere scritte a mano in lunghe file sbilenche. Sei il silenzio che riposa. Sei uno schiaffo che rimette in piedi. Sei la pazienza e le sfide, tutte. Sei il gesto della spazzola che cura i capelli. Sei l'amore gratis e la marmellata messa via in vasi piccolini. Sei una promessa disattesa e proprio per questo mantenuta. Sei la grammatica di un tempo che pare infinito, la sua geografia a carboncino, i contorni ripassati a china, la mania dell'ombra lasciata dalle nuvole sui prati, d'estate. Sei. E sarai sempre. Anche a non averti. La mia cicatrice e come un orgoglio. La mia mamma che non è mai invecchiata e allora io invecchio anche per te.

 

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