silenzi compresi

 

Eccoti, bello e dannato, come da sempre, fin dalla prima volta che ti incontrai. Steso come un divano letto che non si ha voglia di richiudere, come ad attendere ospiti, come un auspicio. Aperto e sfacciato, con i capelli arruffati dalla memoria del mare anche a non averlo mai visto, il mare. Incolto e selvatico, ammiccante, ubriaco di una sobrietà zuccherosa eppure felina. Eccoti, che mi vieni incontro e non osi mentire. Altri lo fanno, tu no. Tu sei LA bugia, non hai bisogno di mentire. Racconti la tua verità di stralci e stracci mentre guardi il cielo e lo stomaco lo nutri d'aria, nuvoloni esplosi chissà dove per approdare proprio qui, lungo le linee perpendicolari delle nostre bocche aperte, affamate. Sei il bianco e il monito degli arancio, tutti, quelli che poi saranno marrone, quelli che poi faranno dell'autunno il magone romantico di chi ama a sempre, di chi implora ore. Non tardi, non lo fai mai. Non concedi un trentaduesimo giorno. Ti prendi lo spazio, il tuo, e spazzi via il tempo altrui. Arrivi la sera, con il preavviso dei saggi, quello non urlato di chi ama i difetti e poi li cura. Ti amo, credo, come quelle cose che credevi di odiare e invece sono il tuo come e certi quando appropriati e schivi, così poi scopri di voler loro il bene tenero che credevi di poter riservare solo all'acqua, alle maree. Che tu sia il benvenuto, settembre, ancora una volta. E se dovessimo fallire, pazienza. Avremo fatto del nostro meglio, silenzi compresi.
*Sei arrivato di domenica e senza paste. Ecco, questo è da sfacciati. Ricordalo, amico mio. Tua.

 

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