E SE .. #centotrentatre #13maggio2019

E se fossi un germoglio nel buio
Se A Casa Mia fosse condanna
Se mi fossi comprato un destino senza via d'uscita
Se la mia libertà fosse una ferita nascosta
Se fossi partito senza ombra e senza nome
Se fossi solo una grido muto nel sale
E se restassimo io e te ..
sarei voce?
sarei silenzio?

E SE ..
Un VIAGGIO tra illustrazioni, pensieri, incontri, storie e sapori; un evento che ha lo scopo di emozionare, informare e abbracciare il tema dell'accoglienza.


E SE.. 
".. rubare la vera storia fosse come rubare una parte della personalità di ognuno? Sarebbe un crimine. La nostra memoria è composta da una combinazione di memoria individuale e memoria collettiva. Le due sono strettamente intrecciate. E la storia è la memoria collettiva. Se questa venisse rubata, o riscritta, non saremmo più in grado di sapere chi siamo.” 
(citazione liberamente tratta da 1Q84 di Haruki Murakami)



                                            © Alessandra Moscatelli

"Questa illustrazione non dev'essere bella, non è stata fatta in tre giorni e non è perfetta in ogni dettaglio. Con questa illustrazione voglio dire che non basta ricordare, non basta continuare a convincersi che sia passato ormai. È un momento storico che mi distrugge il cuore perché mi sento impotente, vorrei salvare queste anime in fuga, abbracciarle e dire "è tutto ok!", ma non posso. Non posso perché quelli potenti, quelli che fanno la voce grossa davanti alle telecamere e che nello stesso tempo con grande ipocrisia pubblicano frasi acchiappa like nella giornata della memoria non sono abbastanza umani da vedere il dolore di quelle persone, il sacrificio che hanno appena fatto, la malinconia nei loro occhi per aver lasciato la propria terra e così, li "chiudono fuori", costruendo muri invisibili. E allora io faccio quello che più mi riesce, metto a colori la tristezza dentro me."
(28 gennaio 2019)

Tutto comincia più o meno così.
Il disegno raffigura un bimbo, rannicchiato, forse morente, forse su una spiaggia, un bimbo esanime con la faccia a terra che tiene in mano un filo, un filo che lo lega a una storia, alla sua storia, una storia che è desiderio, desiderio di una casa. 
Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di riappropriarci delle parole, dei segni per raccontare una storia che dia voce ai valori straordinari che sono l’empatia e, perché no, la tenerezza.
Ci siamo detti che la bellezza ha un potere enorme e non cede alla paura, non le riesce.
Ci siamo ripetuti “mia”, casa mia, “loro”, casa loro. Come una litania. Mia / Loro. Noi / Loro. 
Abbiamo pensato a questa cosa del possedere che pare l’unico strumento per innescare una riflessione. Il mio nome, la mia casa, il mio giardino, la mia terra. Le loro case, le loro terre, le loro storie, le loro voci. Le loro voci. 
Abbiamo pensato alla Cecità, alle frontiere, al mare nero come il petrolio, al catrame che ogni atto discriminatorio ci spalma addosso, uno strato alla volta, un tweet osceno del ministro dell’inferno alla volta, un morto affogato alla volta, un essere umano salvato e ributtato a casa sua alla volta, uno striscione fascista esposto alla luce del giorno alla volta, una persona lasciata in mezzo alla strada alla volta. A chi di questo gioisce. A chi per questa guerra fra poveri si affanna. A chi ci prende animosamente per il culo (mi perdonerete la franchezza) e poi in mano tiene il Vangelo. Ai cittadini del mondo di seria A e a quelli di serie B. A chi, se guarda, quando guarda, non vede esseri umani, Persone, ma razze. 
Ci siamo detti che senza un nome siamo perduti. Noi, qui, adesso: senza un nome, una voce, una storia, siamo perduti. 
E abbiamo ascoltato storie, le abbiamo lette, abbiamo avuto voglia di amarle, di proteggerle.
E se fossimo noi? Se la clessidra si ribaltasse senza avvisare e ci ritrovassimo noi ad essere migranti, fuggitivi, gente che scappa dall'inferno? Se fossimo noi a dover declinare cos'è l’inferno da cui una madre decide di scappare pur sapendo di rischiare la morte nella fuga? Se fossi io un ragazzo di nemmeno vent'anni che alla fine deve prendere e girare le spalle a tutto – il suo nome, la sua casa, i suoi affetti – per andare a rischiare di avere un futuro? Se fosse mio figlio quel bimbo a faccia in giù sulla rena?
Questa è una storia al contrario, vera, leale, ma al contrario. 
Casa Loro è Casa Mia. Il mio dolore, la mia fuga, la mia memoria, il mio silenzio.
Abbiamo pensato alla dignità, che la dignità è avere un’occasione, un futuro, un posto dove stare, un lavoro, un nome con cui farsi riconoscere, una cultura rispettata e tutte le altre da poter rispettare.
Abbiamo fatto qualcosa.

E se restassimo io e te ..
sarei voce?
sarei silenzio?

Abbiamo raccontato, dato voce: abbiamo scelto.

Alessandra ha fatto ciò che in quel post dice essere ciò che le riesce di fare. E lo ha fatto benissimo, con grazia e abilità e cuore.

Mescolanze Impresa Sociale Osteria del Ponte è il luogo-progetto che ospita la mostra e la ospiterà fino al 2 giugno prossimo.

Una parte del ricavato andrà in beneficenza a Don Giusto Della Valle per la sua attività di accoglienza ed integrazione. 



[Dall'intervento di presentazione della mostra E SE .. - DelleVolte,10 maggio 2019]







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