perché Sanremo è Sanremo (2)


Oggi quando torni non mi troverai / sarò nel mio cappotto a camminare un po'
Roberto Vecchioni che alza gli occhi al cielo e digrigna i denti: cose di cuore. La canzone scritta da Niccolò Fabi ed egregiamente interpretata da Serena Abrami: già le prime due righe di testo dicono chiaramente che lì si vola in altri cieli. Cieli che poco hanno a che fare con Al Bano e Pezzali e famigghia. Niente a che vedere con tutti quei sù sù sù e quei giù giù giù del tanto caro mi fu Barbarossa, con certi mari digrignati dalla Ferreri, mari che, potendo, ritrarrebbero un momentino le onde. Classe zero, la ragazza. Due donne fra i giovani in quindici minuti e le danno la biada sul serio in quanto ad eleganza e grinta. Raphael Gualazzi e la sensazione che l'italiano è una lingua bella, santiddio. Insomma, con il Joe(vanardi) che resta il mio preferito e il Davide Bernasconi che almeno caccia lì del bel folk e un pochino di pane al pane e vino al vino, a vincere sono i ragazzi. E la saggezza, quella che si salva. Dico Vecchioni e l'espressione di Battiato (non riesce a nasconderla nemmeno sotto agli occhiali da sole, il maledetto).  Fuori l'urlatore e la povera Patty. Ecco, con il senno di poi mi dico dispiaciuta. Lei, anche solo per rispetto, l'avrei tenuta in gara (abbandonata la mise da Jane Eire, si difende egregiamente in quanto ad immagine: barcolla ma non molla e la cosa mi piace) . Meglio il suo amore di seconda mano del secondo tempo del Max, per dire. De gustibus, come si dice, e questi sono i miei, discutibilissimi e fieri.
p.s. lo spettacolino da baracca dei burattini offerto dai due buffoni di corte ha dato la dimensione di quanto stamo messi male. ma male male male... I culi alle due gnocche li invidio, è vero. Ma non per quello che servono su quel palco.
p.s. 2 conduzione disastrosa. regia pietosa. autori in comodato d'uso. avere le mani grandi, pare, non ti salva dal naufragio.

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