Scrivere è come baciare, solo senza labbra (D.G.)
Accade. Perché accade davvero. Potrebbe farlo, quanto meno. E forse proprio perché accade davvero, hai creduto potesse accadere, e non lo racconti, non lo hai raccontato, non ne hai avuto modo, ecco che resti imbrigliato nella rete delle pagine. Emmi e Leo: storia di una corrispondenza a mezzo mail che conduce. Sottopelle, dentro agli armadi, lontano dai dove, di mezzo ai giorni: una corrispondenza che conduce, qualcosa che è ben altro dal silenzio. Non letteratura alta, non poesia e graffi: semplicemente cose di vita, cose che ti somigliano talmente da finirci di traverso, sdraiata sopra, a berne i dettagli, a coglierne le attinenze. Una spiegazione precisa non la riesco a trovare. Non una scrittura fine o magica, non metafore, non immaginazione a tradimento. Semplicemente una storia. Mi sono innamorata di questa storia, l'ho bevuta a sorsi grossi, 192 pagine più 191. Una piccola pausa giusto per misurarmi la febbre. Per capirci: Emmi e Leo si incontrano per caso in una casella di posta. Questo incontro fortuito muta in un assiduo cercarsi, l'assiduo cercarsi in odore, l'odore in onde. E alle onde viene voglia di resistere al tempo. Tutto molto semplice. Le incomprensioni, le spiegazioni, il desiderio di sapersi, i caratteri, l'alfabeto, la carne, le virgole: tutto così semplice da far sorridere. Forse è proprio questo quello che poi manca a quanto potrebbe accadere: la semplicità. Non fra le pagine. Non fra queste pagine. Fra le mie: è mancata la semplicità. Ma ci ho tirato il fiato: non ero pazza. Non lo sono. E già poterlo ammettere è un gran bel regalo.
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