piccoli equivoci senza importanza

 È abissale la differenza che intercorre fra una spudorata sincerità ed una feroce arroganza, eppure il confine fra le due sfaccettature di modus vivendi è labile. Basta tanto così perché il tuo essere sincero fino all’osso, il tuo dire sempre quello che pensi, nel bene e nel male, muti in una puntura di scorpione per chi ti siede accanto. Càpita che certa sincerità non sia altro che un alibi. In soldoni: se sei uno stronzo fatto e finito tu e sincerità nominati nella stessa frase vi elidete come succede a certe variabili nelle formule matematiche. Resta ma chi ti credi di essere e la storia della x la conosciamo tutti molto bene. Se sei bene educato non puoi permettere al tuo essere tutto un pane al pane e vino al vino di calpestare le più elementari regole della convivenza civile. Soprattutto se al tuo tavolo campeggiano degli sconosciuti. Chi ti vuole bene può anche comprendere. Chi non ti conosce viene assalito da una gigantesca voglia di spaccarti la faccia. Il mondo è pieno di maestrine e maestrini del saper stare al mondo. Fosse un pochino più pieno di gente disponibile ad imparare qualcosa anche dal più improbabile degli incontri sarebbe un mondo un tantino meno faticoso, un poco più credibile, un bel po’ meglio di così.
Detto questo, oggi sono in lutto per l’ora che questa notte mi è stata soffiata da sotto al naso per l’ennesima volta. Tutti gli anni così. Da non crederci. Mai che te lo chiedessero, santo il cielo. Insomma, tanto per ribadirlo, questa cosa della legalità del tempo io non la digerisco molto bene, il mio povero scheletro ancora meno. In ogni caso, continua ad essere domenica, piove svogliatamente, ho un sonno che non saprei descrivere, sono le 15:39 e io sono ferma a sessanta minuti fa. Un quadretto discretamente malinconico, tocca ammetterlo. Aggiungici che poche ore fa Antonio Tabucchi è volato via e che i suoi libri, in particolare Notturno Indiano, sono fra i libri che mi hanno imprigionata nel meraviglioso vortice della bellezza della parola scritta: un alone di tristezza soffia tra le stanze di questa mia casa di arancione e di gatti. Ci sono anime che volando via tolgono qualcosa alla densità della cartolina che abiti. Tutto qui. Ci sono anime che detengono il meraviglioso fra le pieghe del loro sguardo sul mondo: quando partono te ne accorgi. È piuttosto semplice e forse in qualche modo bello. Forse. Non saprei dire di più.
Ho bisogno di un caffè e di una caramella gommosa. Ho già tolto dagli scaffali un paio di libri su cui buttare il cuore nelle prossime ore. Magari mi mangio anche una mela. Deciderò strada facendo. Per quanto mozzato di un 1/24 questo oggi claudicante è sempre una domenica. E una domenica è un lusso: basta saperselo permettere.

 

Commenti

  1. Certe coincidenze da non crederci mi vengono alla mente leggendo i tuoi post , delle volte :) Ho passato una serata con degli sconosciuti (o giù di lì) e sono qui alle 3 di notte a domandarmi dell'umiltà mancata di certe mie esternazioni XD [è stupenda la frase di Tabucchi sottolineata nella pagina a sinistra]

    RispondiElimina
  2. la mancanza di umiltà non significa necessariamente maleducazione :) :) :)
    [colei di cui sopra - era una lei - non mancava in umiltà; piuttosto trattasi di una di quelle persone che, come direbbe Čechov, "frequentano le biblioteche e poi danno del tu ai camerieri"]

    la frase fotografata è di Notturno Indiano, libro adorato.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari