e se i tuoi occhi fossero ciliegie

 

E dopo questo oggi di cibo e sorrisi autentici, muterò in un calamaro fritto e amen. Convolerò a nozze con un pezzo di pecorino sardo e l'olio bollente sarà il mare in cui pescare gli amati frutti del nostro avvenire. Ai nostri bizzarri figli racconteremo storie nane di film improbabili dei nostri improbabili anni ottanta e di padri da stadio, quelli che con l'amaro hanno sempre avuto un rapporto duro. Capiterà di cucinare coniglio alla senape per vedere se quel giallo lì s'intona o meno con il concetto astratto di crescita spirituale che coviamo in seno. Continuerà a non avere senso alcuno l'attrazione che ci si nutrirà l'un l'altra: un calamaro e del pecorino non incontrano consensi facili, c'è poco da fare. Rappresenteremo il residuato bellico di un antico concetto d'amore, quello che si nutre di bellezza e slanci, che all'aspetto bada poco, all'età e all'odore ancora meno. Io farò i conti con il limone, lui con il miele. Il mondo non ci apparterrà e noi non apparterremo al mondo: laddove il gioco delle scatolette, delle definizioni, finisce sempre per averla vinta, balleremo un tango al contrario e saranno passi di midollo spinale e accettazione. A chi non si fida di noi, non regaleremo fiducia. A chi ci deluderà, porgeremo la guancia dell'altrove. Saremo adulti come sanno esserlo solo i bambini: senza il giogo delle ossa rotte. Siamo gente da tovaglia a quadri e vino alla spina, finirete per perdonarci tutte le calorie, una ad una.
Buonanotte.

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