NANANANA #TRECENTOTREDICI #8NOVEMBRE2020
Una delle cose che ricorderò con maggiore chiarezza di questi mesi, di questo anno, di certo tempo, è il rumore sordo di tutto quello che cade nel vuoto. C'è in quel rumore sordo l'eco impeccabile dei come e dei se della memoria, tutta; la grazia improbabile con cui alcune cose si aggrappano ai bordi; l'ostinazione delle cose arrese, ma che non lo ammettono; il borbottare stantio delle ri-conoscenze; gli amen; i tuttavia. C'è, in fondo a quel rumore, uno stagno di silenzio che ho imparato a decifrare, risposte a tutte le domande inevase, ragioni a ogni scelta, senso ai gesti, il peso delle leggerezze. Ci sono io, in fondo a quel rumore, e un armadio di alibi, vestiti messi in ordine, cuciti su misura, alcuni di stoffa buona, certi li indosso con disinvoltura, quasi mi piacessero, quasi non bruciassero la pelle con la loro trama di disamore. C'è, laggiù, il ricatto dell'attesa - spasmodica, galvanizzante, ossigeno - come se ancora ci fosse da credere che con